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BAMBINE

un melologo
dal racconto di Alice Ceresa
(La Tartaruga edizioni)
con Evelina Rosselli e Giada Ferrarin
ideazione e messa in scena Michela Cescon
cura dello spazio scenico e costumi Caterina Rossi
musiche originali Giada Ferrarin
fonica Federico Mezzana
produzione PAV nell’ambito di Fabulamundi
in collaborazione con Teatro di Dioniso
con il contributo del MiC – Ministero della Cultura e della Regione Lazio

04/10/2025 | Ex Mercato di Torrespaccata
dal 7 all'8/10/2025 | Teatro Tor Bella Monaca
12/10/2025 | Teatro La Fenice di Arsoli
dal 16 al 19/10/2025 |Teatro Biblioteca Quarticciolo
24/10/2025 | Sessantotto di Latino
31/10/2025 | Teatro Manlio di Magliano Sabina


Un racconto duro e poetico, capace di attraversare il tempo e di farsi specchio delle contraddizioni della nostra società: Bambine, dal racconto di Alice Ceresa, prende vita in scena grazie all’ideazione e alla messa in scena di Michela Cescon. Evelina Rosselli e Giada Ferrarin incarnano l’universo infantile evocato dall’autrice svizzera, restituendo una pluralità di voci e immagini che oscillano tra gioco e disciplina, tra innocenza e controllo. La parola letteraria si intreccia con il linguaggio teatrale in uno spazio scenico simbolicamente non allestito per raccontare quanto una scrittrice come la Ceresa non abbia mai avuto uno spazio preparato per lei.

Prodotto da PAV e realizzato in collaborazione con Teatro di Dioniso, con il contributo del MiC – Ministero della Cultura e della Regione Lazio, Bambine inaugura il suo percorso il 4 ottobre all’Ex Mercato di Torrespaccata, per proseguire dal 7 all’8 ottobre al Teatro Tor Bella Monaca e dal 16 al 19 ottobre al Teatro Biblioteca Quarticciolo. Lo spettacolo sarà poi in scena anche al Teatro La Fenice di Arsoli (12 ottobre), al Sessantotto di Latina (24 ottobre) e al Teatro Manlio di Magliano Sabina (31 ottobre), a comporre un ampio itinerario che attraversa il Lazio e porta lo sguardo di Alice Ceresa in diversi contesti culturali del territorio.

Lo spettacolo Bambine è la prima parte del progetto Lessemi, una trilogia, con la regia di Michela Cescon, sulla riscoperta della letteratura femminile del ‘900 composta da Alice Ceresa, Anna Banti e Dolores Prato. Tre melologhi per dare voce alla storia delle donne attraverso la loro letteratura.

“Occorre disegnare, per incominciare…”
Inizia così Bambine, il lungo – e ultimo compiuto – racconto di Alice Ceresa, uscito nel 1990 per Einaudi. Una delle più grandi scrittrici della seconda metà del ‘900 e insieme la più sconosciuta e ignorata. Apprezzata e incoraggiata da Calvino, Manganelli, Pavese e dalla Ginzburg, di lei abbiamo edite poche cose, che lasciano però senza fiato. Riluttante a pubblicare per una severa autocensura e sensibile ad ogni sfumatura, consegnava solo quando, leggendo e rileggendo, la sua prosa le sembrava avesse superato “quel rumore di fondo”, come chiamava lei l'imprecisione, che tanto la disturbava. Nell’Archivio svizzero a Berna, dove si possono trovare i suoi manoscritti, ci sono infatti non pochi inediti che portano il fascino di una scrittura carica di energia e coraggio, che tratta con ossessione ripetuta fondamentalmente due temi: la condizione femminile e l’istituzione famigliare.

Bambine è la storia di "una piccola famiglia, un nucleo sottovuoto”, il destino di due sorelle, due “piccole donne”, di cui non sapremo mai il nome, osservate tra le mura domestiche, dall’infanzia fino all’adolescenza, e assoggettate alle dure leggi della famiglia, per diventare, ma con modi diversissimi (la più grande per assimilazione di modelli, la più piccola per dissenso e trasgressione), due entità autosufficienti e separate. Un racconto/esame, preciso e ferocemente ironico, quasi da entomologa, di quel fenomeno incomprensibile e necessario che sono i legami famigliari. Per la Ceresa niente risulta scontato, niente risulta ovvio, in un questo compito immenso, ovvero il ripensare le radici dell’esistenza femminile.

Ceresa scrive per immagini, per frammenti visivi pagine vorticose, ironiche, in un italiano tutto suo, che viene proprio dall’intelligenza. Nata in Svizzera avrebbe potuto scrivere in tedesco, in francese, ma lei sceglie l’italiano, forse perché poi si rifugia a Roma e, come scrive Patrizia Zappa Mulas nell’ accurata introduzione all’edizione de La Tartaruga del 2004, il suo “è un italiano in bianco e nero”. Un linguaggio stupendo, personale che mi ha lasciata incredula, quando l’ho incontrato alcuni anni fa. In scena due giovani e talentuose artiste che ci condurranno attraverso il racconto scambiandosi continuamente voci e suoni. Un’attrice e una musicista giocheranno tra loro arricchendo la scrittura della Ceresa con tutte le loro abilità, per far ritornare le atmosfere, le sensazioni, i personaggi, i luoghi e l’ironia di cui Bambine è ricco. Un melologo per un tributo a questa autrice meticolosa e destabilizzante, una scrittrice che ricerca e che esplora. Ed è eccitante trovarsi tra le mani un materiale così prezioso sapendo che è uscito da una donna che artisticamente ha accettato e sopportato la libertà di un percorso artistico volutamente di solitudine. Michela Cescon


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